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uomo in meditazione davanti ad un'alba sul lago
alè viola! foto di scena omaggio a raffaele de luca franco e il sombrero un'immagine dallo spettacolo Pianure con Rossana Bartolo e i Nimby
meditazione sul lago

Franco Dionesalvi è nato a Cosenza il 18 febbraio 1956.
Comincia a scrivere poesie da subito, appena impara a scrivere; ma fondamentale è per lui l'incontro con Raffaele De Luca, che lo spinge a leggere i Beat e la Neoavanguardia italiana. Insieme ai Surrealisti, saranno le influenze fondamentali dei suoi anni di formazione. Frequenta il liceo classico a Cosenza. Poi va a Firenze, città scelta per vocazione artistico-letteraria, ma anche per ricongiungersi alla sua passione calcistica infantile, la Fiorentina.
Si iscrive a giurisprudenza. Diventa comunista, ma senza mai prendere tessere di partito. Si riconosce piuttosto nel Movimento, partecipa al '77, entra negli "indiani metropolitani", di cui condivide l'approccio umanista e surrealista all'impegno politico.
Dopo la laurea, torna a Cosenza dove frequenta per qualche giorno i tribunali. Ma se ne allontana e fonda la cooperativa di sperimentazione teatrale "Nuova Immaginazione". Questa vicenda, durante due anni di viaggi e visioni, resterà travolta da un amore finito. E gli darà ispirazione per scrivere il romanzo "La maledizione della conoscenza".
È obiettore di coscienza, svolge il servizio civile alternativo al militare inizialmente fra gli assistenti sociali; poi il suo attivismo genera insofferenze, e viene trasferito in un teatro.
Consegue una seconda laurea, in pedagogia a Salerno. Insegna per un anno, poi lascia. Si dedica a scritture teatrali, che mette in scena il Centro RAT ? Teatro dell'Acquario, e a collaborazioni giornalistiche con televisioni e quotidiani. Con Angelo Fasano e Raffaele De Luca fonda "Inonija", rivista di poesia che vive per dieci numeri, raccogliendo attenzioni e consensi, e poi chiude con la scomparsa dei suoi due giovani compagni di strada.

Giacomo Mancini, che è divenuto sindaco di Cosenza e lo aveva conosciuto a Telecosenza, lo vuole al suo fianco nella nascente giunta. Gli dice di no per due volte, perché assumere un ruolo di "potere" gli sembrava del tutto estraneo alla sua formazione e alla sua vocazione. Dopo tre anni e al terzo invito accetta, diventa assessore alla cultura di Cosenza: è il 1997, lo resterà per 5 anni. Sono anni di grandi fermenti e di rinascita culturale della città; è artefice, fra l'altro, del Festival delle Invasioni, della Casa delle Culture, del mensile "Teatro Rendano", di variopinte estati in città. Soprattutto propugna una cultura che spinga al cambiamento, e all'emancipazione e al riscatto sociale delle persone più emarginate.
Nel 2002, dopo la morte di Mancini, la nuova sindaca gli offre una consulenza. Percepisce il cambiamento di clima, il ridimensionamento della progettualità socio-culturale, e rifiuta. Gli viene offerta una consulenza a Rende, la accetta attratto dall'idea di lavorare in una città "nuova", in cui sono vivi tutti i problemi della post-modernità. È l'ideatore del Museo del Presente, un luogo in cui il presente si mette in mostra e spinge a una riflessione critica a partire da se stessi.
Frattanto decide di frequentare il dottorato di ricerca a sociologia, per approfondire scientificamente le tematiche che aveva affrontato empiricamente negli anni dell'assessorato. Pubblicherà poi la sua tesi di dottorato, "Diritto alla cultura e politiche culturali: le teorie di una prassi".
Viene anche nominato consulente alla cultura della Regione Calabria. Ma dopo nove mesi l'assessore regionale vuole imporgli una candidatura politica: rifiuta, e si dimette sia dalla consulenza regionale che da quella del comune di Rende. La libertà non ha prezzo, e alla soglia dei cinquant'anni si ritrova a ripartire daccapo. Comincia a scrivere un elzeviro per il Quotidiano della Calabria, il "sombrero", che conquista una fascia crescente di ammiratori, diventa giornaliero e passa in prima pagina.
Saltuariamente collabora con l'Università della Calabria e l'università della Basilicata.

Nel 2014 è tornato ad occuparsi della sua creatura Festival delle Invasioni in qualità di direttore artistico.
Ma poi ha avvertito esaurita la sua esperienza cosentina e nel 2017 si è trasferito a Milano, dove insegna Filosofia e Lettere.
Il suo cammino, sia in poesia che nel teatro, ha incrociato i movimenti di avanguardia, da quelli storici, come il Surrealismo e il Teatro della crudeltà di Artaud, alle neo-avanguardie degli anni Sessanta-Settanta, fino al recente Realismo terminale.
È stato redattore coordinatore di "Capoverso", semestrale di poesia.

A breve il debutto del nuovo progetto editoriale METAPHORICA.

Franco si è spento a Milano il 6 luglio 2022.